Le Ucchie Salentine

PREMESSA
L’apicoltura in Puglia ha tradizioni antichissime e con diffusione capillare, come testimonia la presenza, specialmente nel Salento, dei caratteristici apiari di arnie di tufo ormai inattivi, ma ha conosciuto nel tempo alti e bassi in funzione delle vicende umane e socio-economiche della regione.
La Puglia, fin dai tempi antichi è stata una delle regioni Italiane più importanti per la produzione di miele e prodotti dell’alveare. Attualmente, nelle statistiche nazionali, essa si posizione come la regione con un maggior potenziale nettarifero rispetto alle altre, ma allo stesso tempo è penultima per la produzione di miele, questo perché nell’ultimo secolo, ma soprattutto nell’ultimo trentennio, gli agricoltori, hanno spostato i loro interessi economici sulla coltivazione e l’allevamento di altri prodotti agricoli, primo tra tutti il nostro olio extravergine di oliva, fiore all’occhiello della produzione Italiana e mondiale.
Un’altra causa che ha contribuito all’allontanamento degli agricoltori dal praticare e investire in apicoltura, è stata sicuramente l’acaro parassita della Varroa. Negli ultimi decenni, tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 ha quasi azzerato l’apicoltura pugliese (a quel tempo ancora largamente praticata), e questo ad oggi non è ancora stato del tutto superato, contrariamente a quanto avvenuto in altre regioni italiane.
Le grosse aziende apistiche con sede nel centro e nord Italia, hanno comunque continuato a sfruttare il territorio pugliese con la transumanza di migliaia di alveari nella nostra regione per la produzione dei cosiddetti mieli mono flora, provocando un grave scompenso per le famiglie di api stesse e all’ambiente.
In un recente articolo la Professoressa Marilia Tantillo, responsabile scientifica della Sezione di Sicurezza degli alimenti della facoltà di Medicina Veterinaria dell’università di Bari ed esperta di api, ha sottolineato proprio questo, “L’apicoltura è un comparto dell’economia pugliese da valorizzare e salvaguardare dal fenomeno del nomadismo apistico – soprattutto da parte degli apicoltori abruzzesi – che ogni anno si concentra nella fascia jonica di Crispiano, Statte, Massafra, perché nella nostra regione esiste una flora nettarifera particolarmente pregiata”, spiega la prof.ssa Marilia Tantillo.

I principali mieli mono flora sul mercato vengono prodotti in Puglia.

STORIA DELL’APICOLTURA NEL SALENTO
La storia dell’apicoltura in Salento ha origine antichissime. A prova di quanto scrivo, possiamo fare riferimento a due comuni salentini, il primo è MELENDUGNO, il secondo MELISSANO

MELENDUGNO: Secondo la leggenda Malennio avrebbe fondato Syrbar, primo nome della località costiera Roca, che significa Città del Sole, nonché Lyppiae (attuale Lecce) e Rudiae. Perciò il toponimo di Melendugno nasce dalla radice del suo nome, Malen-nio. In seguito si trasformò da Malandugno (portatore di sventura) a Melendugno (portatore di dolcezza). «Lo stemma raffigura un albero di pino d’Aleppo con al centro del tronco un insieme di alveari da cui fuoriescono tre api svolazzanti in cerchio. Lo scudo sannitico è sovrastato dalla corona di città.»

MELISSANO: Il toponimo potrebbe derivare dal fatto che sul territorio di Melissano si coltivasse la melissa ("μέλισσα" in lingua Greca), una pianta erbacea spontanea molto ricercata dalle api. Questa teoria spiegherebbe anche la presenza di un'ape sullo stemma del paese. Anche in questo caso, lo stemma comunale, riconduce l'origine del nome al miele e all'attività delle api; il miele viene chiamato in dialetto locale “mele”.

Nonostante la furia Vandalica dell’uomo nel riproporre un’agricoltura sempre più intensiva a discapito del territorio, percorrendo le campagne salentine, è facile imbattersi negli alveari di pietra.
Proprio così, gli alveari di pietra, una particolarità esclusiva unica al mondo.
Hanno una struttura modulare essendo costituite da diverse arnie, in dialetto salentino “ucche, ocche o vucche”, in Italiano bocche. Sono dei parallelepipedi in pietra locale, lunghi 75 cm e larghi 35 cm, questi sono stati resi cavi all’interno per tutta la lunghezza lasciando il bordo, dello spessore di 5 cm. Tre lati interni si presentano perfettamente lisci, in quanto intonacati, mentre un lato, quello che doveva costituire il soffitto dell’arnia, si presenta grezzo, per offrire un sicuro appiglio ai favi. I due lati rimasti aperti venivano rinchiusi con due lastre di pietra, una delle quali munita di due fori consentiva l’entrata e uscita delle api.Le operazioni di apertura delle arnie, per l’estrazione del miele e la pulizia delle stesse venivano fatte rimuovendo la lastra opposta a quella con i fori. I favi venivano raccolti e messi nelle pentole e poi portati a casa, si separava la parte del favo che conteneva il miele da quella che conteneva le covate che veniva chiamata “puddhu”, a quel punto le parti del favo contenente il miele venivano spremuti ed ecco il dolcissimo liquido a disposizione.

Nel territorio di Otranto era presente un’apicoltura antichissima risalente ai primi del 1500 che utilizzava questa tecnologia antica fatta da P. Morroi. Nel territorio di Salve invece, esiste il più grande di questi alveari, L’aparo VALENTINI un imponente struttura, dotata anche di torre colombiana.
Nel Salento leccese sino al 1800, c’erano zone meno fertili dove la macchia mediterranea imperava con tutti i fiori spontanei che la popolavano con abbondante disponibilità di polline per le api ed è in questo periodo che si impose un’apicoltura moderna con arnie a favo mobile. Questo processo di modernizzazione fu voluta da uomini che fecero l’innovazione nell’apicoltura, tra questi vi erano i nomi di A. Nicola Pasanisi di Galatone, L. Colaci di Melendugno ed infine G. Balsamo e R. Bonerba di Lecce. Le “ucche” vennero bollate definitivamente di irrazionalità da Alfonso Castriota Scardeberg autore nel 1876 di un trattato per l’allevamento razionale delle api e promotore di campagne d’informazioni miranti a convincere i possidenti di Terra di Otranto all’utilizzo all’arnie e telaini estraibili e all’uso di un pratico igienico smielatore. Ciò
nonostante, molte arnie di pietra sono rimaste in funzione sino alla metà del secolo scorso ed anche oltre, le ultime sono state forzatamente dismesse a causa della varroa, un parassita di nuova introduzione che ha reso impossibile l’allevamento in questa forma.

Nel 1870, molti apicoltori del Salento, lamentarono la crisi della produzione di miele che era determinata dalla scarsa presenza del polline, in quanto sempre più terreni venivano bonificati dalla macchia mediterranea e venivano destinati all’installazione di uliveti e vigneti. Gli antichi scrittori georgici concordano
tutti nel testimoniare tanto l’abbondanza di questa produzione, quanto la sua grande qualità riconosciuta e apprezzata anche nei mercati più importanti ed esigenti dell’epoca, un’eccellenza attribuita dal gastronomo nativo di Oria Vicenzo Corrado come da altri autori per la cospicua presenza di fiori spontanei della macchia mediterranea.

AGRICOLA SIFE’
Simone e Federica, marito e moglie, siamo i titolari di CASA VACANZE ANGELA ROSA, situata a Carovigno in provincia di Brindisi. Da diversi anni, siamo il punto di riferimento per l’accoglienza di turisti provenienti da tutto il mondo nella nostra meravigliosa regione, La Puglia.
Dal 2020, abbiamo deciso di avviare una nuova azienda che lavori in parallelo alla nostra struttura turistica, AGRICOLA SIFE’.
AGRIGOLA SIFE’ è un’azienda a conduzione familiare nata principalmente dalla passione per il mondo delle api, del rispetto della natura e del territorio ma soprattutto per offrire un servizio esclusivo ai clienti della nostra struttura turistica.
Tutto inizia dalla nostra scelta di porre nei frutteti alcune arnie per favorire l'impollinazione. Da lì inizia il meraviglioso cammino nel mondo dell'apicoltura, un mondo fatto di sacrifici e tanta passione, ma la passione vince sulla stanchezza. L'amore per le api, ha trasformato questa passione nel tempo, rendendola una missione.
Abbiamo deciso di adottare un modello di agricoltura sostenibile per la salvaguardia della biodiversità del nostro territorio. Produciamo esclusivamente MIELE DI PUGLIA biologico BIODIVERSITY FRIEND BEEKEEPING
con postazioni stanziali, in quanto collochiamo al primo posto il benessere delle api e la valorizzazione del territorio pugliese e per la maggiore il nostro Salento.

Sul nostro miele, abbiamo ricevuto fin da subito due importanti certificazioni, il primo quello biologico e il secondo quello della WORLD BIORVERSITY FRIEND BEEKEEPING ONLUS, una delle più importanti associazioni dedita alla salvaguardia della biodiversità animale.
Nel 2021, abbiamo iniziato la produzione di Miele, realizzando il primo lotto di oltre 300 kg di miele. Fin da subito, abbiamo cercato dei partner di prestigio per la vendita, proponendolo a diversi chef della zona, ricevendo eccellenti valutazioni organolettiche.
Il miele è stato analizzato con analisi melissopalinologica, presso il laboratorio CREA API DI Bologna.
Nell’esame specifico, abbiamo costatato con esattezza, i pollini che compongono il nostro Miele di Puglia, tra i più rilevanti in elenco: Lotus, Brassicacee, Mirto, Rovo, Viburno e Trifoglio incarnato e Melograno (che lo si
trova anche in forma spontanea in tutta la zona), tutte fioriture spontanee della Macchia Mediterranea Salentina. Il polline del melograno rappresenta una vera e propria rarità per i mieli. Insieme ad esso, di minor rilievo ma non trascurabile perché importante nel contesto storico, culturale ed economico salentino, all’interno del nostro miele sono presenti tracce di polline di ulivo, rarità che è presente esclusivamente nel territorio pugliese e questo contribuisce a rendere unico il miele del Salento.